martedì 19 luglio 2011

Coltivare le connessioni




Ci è voluto un bel po', ma finalmente dopo gli esami con un po' di tempo libero ho trovato l'occasione di svolgere il famigerato Assigment 3. Devo ammettere che, nonostante l'iniziale diffidenza, ho trovato l'articolo interessante, scorrevole e certamente non pesante, se lo si coglie con il giusto atteggiamento. In fondo il tema delle connessioni coinvolge tutti noi, è quello che emerge infatti nella prima parte dello scritto: " le reti crescono spontaneamente in modo caotico".  Niente di più vero. La nostra stessa essenza ci porta ad avere rapporti con gli altri, a relazionarci, ad avere voglia di tenersi in contatto, è una necessità, un bisogno naturale dell'uomo proprio come mangiare. Da qui derivano i vari tipi di connessioni, che siano esse per amicizia, per interesse, per curiosità. Le connessioni esistono anche intrinseche nell'organismo: le cellule per poter funzionare e adempiere in maniera ottimale ai loro compiti devono obbligatoriamente avere rapporti con altre cellule, scambiare informazioni e collaborare con esse perché quell'organismo possa funzionare alla perfezione. Insomma "dove c'è vita ci sono reti". Certamente con l'avvento di Internet le connessioni hanno trovato la loro massima espansione e realizzazione ( Web, d'altronde, ciò non significa che questo tipo di connessione debba prendere il sopravvento su altre, che magari hanno maggior qualità. Da qui l'esortazione del professore a recuperare un certo tipo di connessione, quella che ci può essere tra nonno e nipote, ma anche semplicemente con i genitori, che tramandano le loro conoscenze basate sull'esperienza vera, diretta. Lo ammetto,  non sapevo che una mucca per produrre latte deve partorire almeno un vitello l'anno. Questa cosa mi ha fatto molto riflettere: a scuola impariamo tantissime nozioni, molte cose anche interessanti, eppure le informazioni più semplici, naturali, che dovremmo conoscere tutti, non ci toccano nemmeno. Questo esempio fa capire come sia importante coltivare bene le connessione, tenerle vive, curarle. E per farlo niente di più azzeccato dell' I care di Don Milani. Cioè mi interesso, voglio conoscere, sapere, che il prete utilizzò in contrapposizione al "me ne frego" fascista. Personalmente già conoscevo il personaggio. Ho avuto modo di conoscere la sua vita, le sue opere, ho letto "lettera ad una professoressa", ho visitato più volte il luogo in cui  lui ha operato, la sperduta Barbiana, e ho avuto la fortuna di parlare con alcuni studenti della sua scuola. Era certamente un personaggio rivoluzionario per il suo modo di pensare e di agire e certamente non lo nascondeva. Quando ho letto "lettera ad una professoressa", sono rimasto un po' sconcertato dai modi duri e schietti con cui criticava il sistema scolastico dell'epoca. Ma mi ha fatto molto riflettere sul fatto che non tutti partiamo "alla pari", c'è chi è svantaggiato. E ciò che un sistema scolastico efficiente deve garantire (per questo Don Lorenzo criticava quello della sua epoca) è proprio il raggiungimento dello stesso obiettivo da parte di tutti, e chi parte indietro non deve essere lasciato là, anzi, deve essere a maggior ragione aiutato. Infatti " un ragazzo senza istruzione è come un passero lasciato in aria senza volare". In un certo modo Don Milani è stato lungimirante, se vogliamo parafrasare aveva capito che la scuola così come era fatta non permetteva agli studenti, non solo di non avere le stesse opportunità, ma anche di poter trovare un proprio PLE (Personal learning environment), di esprimersi, di interessarsi di applicare l' I Care. Il PLE è necessariamente qualcosa di personale, che la scuola tendeva (e tutt'ora in parte lo fa) a uniformarlo ad uno "School Learning Environment".  Ecco che internet, se si impara ad usare bene, può rivelarsi uno strumento formidabile in questo senso, nella coltivazione delle connessioni, nell'identificazione del PLE, nello sviluppo di quella rete necessaria ai propri interessi. Allora non perdiamo quest'occasione, che abbiamo imparato ad usare e creiamo, coltiviamo, viviamo, le connessioni,  così come un contadino fa col suo orto.

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