martedì 26 luglio 2011

Effetto Tetris

Recentemente ho riscoperto il mitico Tetris, il videogioco di ragionamento e logica inventato da Aleksej Pazitnov. Il gioco, come probabilmente tutti sanno, consiste nel disporre i blocchetti, detti tetramini, in modo da creare una linea di blocchi orizzontale senza interruzione. Ultimamente ci passo diverso tempo e devo dire che il gioco, oltre ad essere divertente e stimolante, è molto coinvolgente, tanto da creare un fenomeno psicologico detto appunto "effetto tetris". L'effetto tetris non si riferisce solo a questo gioco ma ad una condizione generale per cui un'attività che richiede un alto livello di attenzione può influire in modo incongruo sui processi di pensiero, le immagini mentali e i sogni di coloro che vi si dedicano per lungo tempo (Wikipedia). Può così capitare che una persona che gioca per lungo tempo a Tetris sia portato a ragionare involontariamente sui modi di "impilare" gli oggetti nel mondo reale, come le confezioni negli scaffali di un supermercato o gli edifici di un quartiere. Inoltre, può capitargli di vedere oggetti geometrici in movimento ai limiti del proprio campo visivo o quando chiude gli occhi. Devo dire che in effetti è capitato anche a me: negli ultimi giorni non appena chiudo gli occhi vedo i tetramini che mi scorrono davanti e cerco di combinarli nelle giuste posizioni. Ancora non mi è capitato (e spero non succeda) di ritrovarmi al supermercato ordinare e incastrare scatole di biscotti,ma chissà!
Questo è un po' quello che potrebbe capitare, portando l'effetto all'estremo!


Girellando tra i blog ho inoltre visto un altro studio condotto sul tetris molto interessante pubblicato da Ciliegina sull'effetto che può avere il tetris sui brutti ricordi. Questo il link:  http://nonsolociliegie.blogspot.com/2011/04/gioca-tetris-che-ti-passa.html#comment-form 

lunedì 25 luglio 2011

Pubmed

Prima o poi, nel nostro corso di studi, avremmo avuto necessariamente bisogno di imparare ad utilizzare Pubmed, il database bibliografico contenente informazioni sulla letteratura scientifica biomedica, tanto meglio quindi, aver avuto già adesso un'ottima infarinatura con questo assigment. Pubmed è uno strumento potentissimo di condivisione. In esso possiamo trovare migliaia di articoli che vertono su un argomento che ci interessa a noi e grazie ai filtri (limits) che possiamo imporre alla ricerca, siamo in grado di trovare i testi che più attirano la nostra attenzione o che si avvicinano di più a ciò che noi stiamo cercando. Diventa molto importante quindi saper ricercare bene, saper "mettere i giusti limiti" alla nostra ricerca. In questo senso Pubmed è molto facile da usare visti i cosiddetti "limits", ben organizzati e facili da usare per una più efficiente ricerca, mediante le dovute cernite.
Quando poi siamo arrivati ad un numero abbastanza ristretto di articoli, allora li possiamo spulciare uno ad uno, tramite gli abstract, una sorta di sommario del documento che racchiude tutte le informazioni necessarie, per vedere quale sia il più adatto alle nostre esigenze. Tuttavia una volta trovato ciò che si cercava, non è detto che questo possa essere subito visualizzato: alla maggior parte dei testi infatti, si può accedere solo se si è sottoscritto un abbonamento alla rivista che lo ha pubblicato. Da questo punto di vista il servizio pubblico ci viene incontro, poiché l' Università tutti gli anni si abbona alle riviste di Pubmed per permettere a studenti e docenti di accedere a tutti i contenuti. Alcuni testi invece sono accessibili a tutti i visitatori poiché in questo caso le riviste che pubblicano i suddetti articoli seguono una linea politica ben diversa, quella dell' Open Access. La conoscenza scientifica che deve essere concessa a tutti, lo spirito di condivisione che ne fa da padrone, nella speranza di poter dare un aiuto al progresso comune. Così come Wikipedia o Medwiki, che vanno utilizzati con la giusta cautela, ma che danno un grande contributo alla diffusione del sapere senza barriere.
Un' ultima considerazione voglio farla sui video tutorial come quelli che abbiamo seguito per questo assigment.  Quello che mi ha fatto pensare è che a svolgere questo compito ci ho messo certamente più tempo rispetto a quanto ne ho speso per l'assigment 3, di cui tutti un po' avevamo paura poiché prevedeva la lettura di un testo di 60 pagine. Tuttavia mi è restato meno pesante da svolgere, proprio grazie ai video tutorial, che permettono con facilità, seguendo pedissequamente il filmato, di imparare nuove cose, di orientarsi in ambienti non conosciuti per poi tornarci con tutto un altro approccio, così come è stato per Pubmed.

mercoledì 20 luglio 2011

In campo come nella vita

 "In campo come nella vita". Lo diceva Nereo Rocco, storico allenatore degli anni '60 '70. E' una frase che mi è sempre rimbalzata in testa quando gioco a calcio e l'ho sempre trovata azzeccata. I comportamenti, il carattere, il modo di essere si riflettono sul campo da gioco, ognuno ha degli atteggiamenti che rispecchiano la sua identità. Lo stesso stato d'animo di una persona può condizionare il modo in cui gioca, in cui si presenta in campo. C'è chi invece afferma che il campo "trasforma" i giocatori. Magari un ragazzo apparentemente tranquillo in campo diventa grintoso, urla, si arrabbia. Io non credo che sia così. Penso invece che il campo tira fuori degli aspetti di una persona che magari non sempre sono evidenti, ma che comunque fanno parte di quella persona. Capita spesso anche a me, me lo dicono in molti. Ma è proprio questo il bello del calcio (il calcio, come può essere qualsiasi altro sport), è anch'esso una forma di espressione, di liberazione. Ma ne sono sempre più convinto in campo ci si comporta come nella vita reale. Ne ho avuto la conferma tempo fa, quando un mio amico, che, nonostante non abbia mai praticato il calcio come sport, se la sapeva comunque cavare bene sui campi da calcetto, era il goleador, la punta che segnava sempre 2 o 3 goal a partita. Per un periodo della sua vita non è stato bene (non dal punto di vista fisico), e non era più l'amico che ho sempre conosciuto. Così anche quando giocava. Non riusciva a fare goal, a stoppare un pallone, non riusciva a fare quello che sapeva fare. Così come nella vita. Per fortuna, dopo qualche tempo, è riuscito a riprendersi ed è tornato quello di un tempo. La prima partita dopo il rientro ha segnato una tripletta. E io, contento come mai, ripensavo a quelle parole: in campo come nella vita.

martedì 19 luglio 2011

Coltivare le connessioni




Ci è voluto un bel po', ma finalmente dopo gli esami con un po' di tempo libero ho trovato l'occasione di svolgere il famigerato Assigment 3. Devo ammettere che, nonostante l'iniziale diffidenza, ho trovato l'articolo interessante, scorrevole e certamente non pesante, se lo si coglie con il giusto atteggiamento. In fondo il tema delle connessioni coinvolge tutti noi, è quello che emerge infatti nella prima parte dello scritto: " le reti crescono spontaneamente in modo caotico".  Niente di più vero. La nostra stessa essenza ci porta ad avere rapporti con gli altri, a relazionarci, ad avere voglia di tenersi in contatto, è una necessità, un bisogno naturale dell'uomo proprio come mangiare. Da qui derivano i vari tipi di connessioni, che siano esse per amicizia, per interesse, per curiosità. Le connessioni esistono anche intrinseche nell'organismo: le cellule per poter funzionare e adempiere in maniera ottimale ai loro compiti devono obbligatoriamente avere rapporti con altre cellule, scambiare informazioni e collaborare con esse perché quell'organismo possa funzionare alla perfezione. Insomma "dove c'è vita ci sono reti". Certamente con l'avvento di Internet le connessioni hanno trovato la loro massima espansione e realizzazione ( Web, d'altronde, ciò non significa che questo tipo di connessione debba prendere il sopravvento su altre, che magari hanno maggior qualità. Da qui l'esortazione del professore a recuperare un certo tipo di connessione, quella che ci può essere tra nonno e nipote, ma anche semplicemente con i genitori, che tramandano le loro conoscenze basate sull'esperienza vera, diretta. Lo ammetto,  non sapevo che una mucca per produrre latte deve partorire almeno un vitello l'anno. Questa cosa mi ha fatto molto riflettere: a scuola impariamo tantissime nozioni, molte cose anche interessanti, eppure le informazioni più semplici, naturali, che dovremmo conoscere tutti, non ci toccano nemmeno. Questo esempio fa capire come sia importante coltivare bene le connessione, tenerle vive, curarle. E per farlo niente di più azzeccato dell' I care di Don Milani. Cioè mi interesso, voglio conoscere, sapere, che il prete utilizzò in contrapposizione al "me ne frego" fascista. Personalmente già conoscevo il personaggio. Ho avuto modo di conoscere la sua vita, le sue opere, ho letto "lettera ad una professoressa", ho visitato più volte il luogo in cui  lui ha operato, la sperduta Barbiana, e ho avuto la fortuna di parlare con alcuni studenti della sua scuola. Era certamente un personaggio rivoluzionario per il suo modo di pensare e di agire e certamente non lo nascondeva. Quando ho letto "lettera ad una professoressa", sono rimasto un po' sconcertato dai modi duri e schietti con cui criticava il sistema scolastico dell'epoca. Ma mi ha fatto molto riflettere sul fatto che non tutti partiamo "alla pari", c'è chi è svantaggiato. E ciò che un sistema scolastico efficiente deve garantire (per questo Don Lorenzo criticava quello della sua epoca) è proprio il raggiungimento dello stesso obiettivo da parte di tutti, e chi parte indietro non deve essere lasciato là, anzi, deve essere a maggior ragione aiutato. Infatti " un ragazzo senza istruzione è come un passero lasciato in aria senza volare". In un certo modo Don Milani è stato lungimirante, se vogliamo parafrasare aveva capito che la scuola così come era fatta non permetteva agli studenti, non solo di non avere le stesse opportunità, ma anche di poter trovare un proprio PLE (Personal learning environment), di esprimersi, di interessarsi di applicare l' I Care. Il PLE è necessariamente qualcosa di personale, che la scuola tendeva (e tutt'ora in parte lo fa) a uniformarlo ad uno "School Learning Environment".  Ecco che internet, se si impara ad usare bene, può rivelarsi uno strumento formidabile in questo senso, nella coltivazione delle connessioni, nell'identificazione del PLE, nello sviluppo di quella rete necessaria ai propri interessi. Allora non perdiamo quest'occasione, che abbiamo imparato ad usare e creiamo, coltiviamo, viviamo, le connessioni,  così come un contadino fa col suo orto.

venerdì 15 luglio 2011

Viral marketing


L'altro giorno, al cinema, è passata una pubblicità che ha attirato non poco la mia attenzione. Nello spot, che ho pubblicato qua sopra, si invita la gente a presentarsi come candidati per "impianto di ricordi indimenticabili". Inizialmente ho pensato che fosse uno dei soliti film di fantascienza, che scava nei meandri della mente e dei sogni ( vedi Vanilla Sky, o il più recente Inception). Il video continuava con slogan del tipo " quando tornerai sarai la stessa persona, ma sarai cambiato per sempre". Conclusa la pubblicità mi aspettavo il titolo del film e invece, con mia sorpresa, una voce invita ad andare su Atrapalo.it, dove cercano "volontari per test rivoluzionario". Siamo davvero arrivati a questo, mi sono chiesto? Un po' scettico, ed un po' incuriosito dalla notizia mi sono informato per bene su internet e ho scoperto che Atrapalo non è altro che un'agenzia di viaggi online. La pubblicità non è altro che un caso di Viral Marketing, ossia  un tipo di marketing non convenzionale che sfrutta la capacità comunicativa di pochi soggetti interessati per trasmettere il messaggio ad un numero elevato di utenti finali (Wikipedia). La modalità di diffusione del messaggio segue un profilo tipico che presenta un andamento esponenziale. Insomma una trovata pubblicitaria, ben ideata, per far diffondere il più possibile il nome dell'azienda, andando a stimolare la curiosità della gente. Devo dire che in effetti anche io, ben lontano dall'idea di farmi impiantare ricordi nella mente, sono stato colpito dalla pubblicità e in seguito, sono andato a ricercare Atrapalo. L'azienda ha quindi raggiunto, nel mio caso ma credo anche in molti altri, l'obiettivo che si era prefissata: adesso infatti io so che cosa è Atrapalo e so che cosa fa. Non è detto che lo userò mai, ma già il fatto che so che esista è qualcosa. Con un tipo di pubblicità più convenzionale la pubblicità avrebbe avuto lo stesso effetto?

giovedì 14 luglio 2011

Social bookmarking: facciamo un po' d'ordine

Interessante assignment sui social bookmarking, servizi sul web che permettono di registrare e catalogare i propri siti preferiti, per poi ritrovarli al momento del bisogno senza troppi problemi. 
Sono sempre stato abituato a vedere i miei siti preferiti salvati, nel computer di casa, per cui non mi è mai venuto a mente di poterli salvare in luogo, accessibile da qualsiasi PC. Se devo essere sincero non mi sono mai trovato di fronte al problema, perché solitamente ricordo il link dei miei siti preferiti, o comunque sono in grado di ritrovarli senza troppa fatica tramite motori di ricerca. Probabilmente questo è dovuto anche al fatto che i siti che vado a visitare con frequenza sono sempre i soliti 4 o 5. Tuttavia riconosco la necessità comune, che si estesa naturalmente al web, di classificare e catalogare. Inoltre, ciò che caratterizza questi servizi, è la facilità col quale  possiamo ritrovare i link preferiti grazie all'utilizzo delle tag, uno strumento pratico, veloce e intuitivo.
Altro aspetto interessante è la possibilità di condivisione: i propri bookmark sono accessibili agli altri utenti, un modo molto pratico e se vogliamo anche divertente per conoscere interessi comuni con altre persone.
Se poi "allarghiamo il discorso" vediamo come la necessità di catalogare anche sul web ( un mondo in continuo divenire) è un problema che si sono posti i maggiori motori di ricerca fin dagli anni '90. Yahoo! ha fatto un tentativo, oggettivamente ben progettato, racchiudendo tutti gli argomenti in 14 categorie generali nelle quali sono incluse tutte le altre. Certamente una buona idea, ma che non può prescindere da ambiguità e differenza di vedute come nel caso della Medicina, combattuta tra Scienze e Salute.
L'intuizione geniale è venuta fuori da Google, che ha abbandonato l'idea di poter classificare il web, sulla convinzione che il Web si classifica da sé. Ed in effetti così è stato. In pochi anni Google ha sorpassato Yahoo! e tutti gli altri motori di ricerca divenendo quasi egemone tra i motori di ricerca nel web. A dimostrazione del fatto che l'idea di Google era vincente lo stesso Yahoo! per un certo periodo ha utilizzato il motore di Google.

mercoledì 13 luglio 2011

Donazione del midollo osseo



"La vita ci è stata data in dono e noi la meritiamo donandola..." 

Scrivo questo post per cercare di sfatare la paura sulla donazione del midollo, sperando così di coinvolgere la maggior parte di persone in questo progetto, o perlomeno, cercare di dare maggiore informazioni in materia.
 La prima cosa che viene quando si parla di "donazione del midollo" è sicuramente il " punturone" col quale avviene il prelievo di cellule staminali. Beh, questo metodo, seppur tutt'ora esistente, è certamente superato! Ma guardiamo un po' di cosa stiamo parlando, anche  dal punto di vista medico, visto che a noi studenti di Medicina dovrebbe certamente interessare.
Il midollo osseo è contenuto nelle cavità delle ossa e, come molti sapranno, è la sede di produzione delle cellule staminali emopoietiche (CSE), cellule che, maturando, possono dare origine ad eritrociti, leucociti e piastrine. La peculiarità delle CSE è che hanno la capacità di autoreplicarsi cosicché il loro numero resta invariato durante tutta la vita, anche se dovessero essere in parte prelevate.
Perché donare: Alcune malattie del sangue, fra cui forme gravi di  leucemie ed anemie e malattie genetiche, possono trovare nel trapianto di cellule staminali una possibilità di guarigione. Si stima che solo in Italia circa un migliaio di persone ogni anno, di cui quasi la metà bambini, potrebbero trovare beneficio in questo tipo di intervento, al quale, in molti casi, non vi è alternativa per vivere.
I donatori: per diventare donatore di midollo bisogna avere compiuto 18 anni ed avere un peso corporeo superiore ai 50 Kg. Il donatore, chiaramente, non deve essere affetto da malattie del sangue o altre malattie infettive (AIDS, epatite, ecc.).
Ma cosa vuol dire essere donatori di midollo osseo? La stragrande maggioranza dei donatori di midollo osseo, non arriva mai ad effettuare la donazione vera e propria. Questo perché la compatibilità tra estranei, per la donazione del midollo e di 1 a 100.000. Diventare donatori significa semplicemente sottoporsi ad un colloquio informativo seguito da un semplice prelievo del sangue, necessario per la tipizzazione.
Quindi si firma un consenso informato e si aderisce al Registro Italiano Donatori Midollo Osseo. I risultati della tipizzazione vengono inseriti in un archivio collegato a Registri Internazionali, e solo nel raro caso in cui, in tutto il mondo, vi sarà un caso di compatibilità con una persona malata allora il donatore verrà chiamato ad effettuare ulteriori esami più approfonditi  (che prevedono sempre prelievo sanguigno) e quindi alla donazione vera e propria. In ogni momento il potenziale donatore può ritirare la propria disponibilità, ma si può ben immaginare le conseguenze del suo gesto per il paziente in attesa di trapianto. ( Quindi non è una scelta da prendere alla leggera se si vuole diventare donatori, ma bisogna essere fermamente convinti ).
Il prelievo di cellule emopoietiche può avvenire in 2 modi
o con prelievo del midollo osseo dalle ossa del bacino in anestesia totale o epidurale (circa 45 minuti);
o con prelievo di cellule staminali da sangue periferico. In questo caso il donatore deve assumere (tramite iniezioni sottocutanee) per 3 o 4 giorni un farmaco, detto , "fattore di crescita", che rende più rapida la crescita delle cellule staminali e il loro passaggio dalle ossa al sangue periferico; il prelievo avviene in aferesi, cioè impiegando separatori cellulari che isolano la componente utile al trapianto, mentre il resto del sangue viene reinfuso.
Dopo la donazione generalmente il paziente avverte dolore nella zona del prelievo, che, però, tende a ridursi e a sparire completamente in pochi giorni. Dopo 2 settimane il midollo osseo del donatore si ricostituisce e l'organismo del soggetto non rischia alcuna carenza od anomalia.
Nel caso si opti per la donazione con prelievo di sangue periferico i possibili fastidi sono connessi all'assunzione del farmaco e  possono essere febbricola, cefalea, dolori ossei, senso di affaticamento, ma essi generalmente, scompaiono rapidamente.
Tuttavia il metodo del "punturone" è ormai desueto, anche se comunque il donatore è libero di scegliere tra le due possibilità di prelievo.

E' quindi importante tenere presente che si potrà diventare effettivamente donatori soltanto nel raro caso di compatibilità con un malato, non si sa né quando, né dove, né per chi, ma essendo molto rara la compatibilità tra estranei (1 su 100.000) diventa molto importante avere un alto numero di potenziali donatori.


Personalmente sono diventato donatore di midollo a Gennaio, e anche io prima di essere ben informato, ero restio ed avevo paura di questo tipo di donazione. Ma adesso sono più che convinto della mia decisione e spero con questo post di far cambiare idea a molte persone. Certamente, come già detto, dev'essere una scelta che si fa con la massima convinzione e consapevolezza, e si dev'essere felici di tale decisione.

martedì 12 luglio 2011